Assicurazioni e dati, solo il 18% delle compagnie li usa per il business

Secondo il nuovo report di Capgemini, meno di 1 su 5 compagnie assicurative ha gli strumenti per sfruttare il potenziale dei dati. Quali i vantaggi di un approccio data-driven, e come si muovono le assicurazioni “maestre dei dati”?

Pubblicato il 03 Feb 2022

I dati sono una risorsa destinata a diventare sempre più importante per il settore assicurativo. Dal punto di vista pratico, però, trasformarsi in un’azienda data-driven può non essere semplice, specialmente in un contesto come quello delle assicurazioni dove la competizione tra startup e compagnie tradizionali continua a crescere.

Il nuovo report della società di consulenza Capgemini intitolato “The data-powered insurer: Unlocking the data premium at speed and scale” indaga proprio questa tematica, con l’obiettivo di fornire un quadro della situazione completo ed esaustivo sul rapporto tra dati e mondo assicurativo. Per farlo, la società ha intervistato 510 dirigenti che lavorano in 204 compagnie assicurative con un fatturato annuale superiore al miliardo di dollari.

I risultati dello studio non sorprendono: le aziende che già ora sono capaci di sfruttare realmente i dati stanno acquistando un notevole vantaggio competitivo, conquistando nuove fette di mercato, migliorando i parametri chiave ed effettuando analisi più accurate dei livelli di rischio.

Assicurazioni, i benefici dell’approccio data-driven

Secondo il rapporto di Capgemini, grazie all’utilizzo corretto e innovativo dei dati oltre il 40% delle compagnie assicurative sta entrando in nuovi mercati, passando soprattutto dalla protezione dei rischi alla loro prevenzione.

Il 43% degli intervistati ha affermato che la sua compagnia ha effettuato qualche investimento nel settore dei dati negli ultimi due anni, e il 39% ha descritto la loro strategia operativa in ambito costi e rischi come “basata sui dati e sui fatti”. Circa un terzo dei manager intervistati – il 35% – ha inoltre dichiarato che gli investimenti in campo analitico hanno portato vantaggi competitivi, facendo per esempio salire i premi sottoscritti e migliorando il loss ratio, il rapporto tra sinistri avvenuti e premi incassati.

I dati vengono utilizzati soprattutto per sviluppare nuovi prodotti, elaborare informazioni accurate riguardo all’andamento dei prezzi e all’analisi dei rischi, e creare servizi che permettano di instaurare un rapporto duraturo con i clienti. Su quest’ultimo punto, la compagnia italiana Generali fa scuola: il colosso ha infatti elaborato i dati relativi a sette anni di richieste di risarcimento, normative e compensazioni, in modo da riuscire a individuare immediatamente le compagnie in difficoltà e poter creare per loro strategie di marketing e iniziative di fidelizzazione ad hoc.

Un potenziale da esplorare

Dall’altro lato della medaglia, il rapporto ha rilevato che soltanto il 18% delle compagnie assicurative che hanno partecipato al sondaggio ha già oggi a disposizione gli strumenti, le tecnologie, le competenze e le risorse umane necessarie per sfruttare pienamente il potenziale dei dati e il loro crescente volume.

Queste compagnie all’avanguardia, che Capgemini definisce “Data Masters”, maestri dei dati, tendono ad avere un organo di governo centralizzato, generalmente composto sia da esperti di business che di tecnologie. Questo modello organizzativo garantisce l’interoperabilità e lo scambio di informazioni tra i diversi dipartimenti, spostando l’attenzione sull’esecuzione dei compiti chiave.

Il 62% delle aziende “Data Masters” collabora abitualmente con le startup insurtech, che comunque continuano a essere viste come una potenziale minaccia soprattutto a causa del loro carattere intrinsecamente innovativo e attento alle ultime tecnologie. Per fare un confronto, solo il 22% delle compagnie assicurative tradizionali – quindi non ancora basate sui dati – lavora con il mondo insurtech.

Fondamentale è anche il ricorso agli open data che, se usati correttamente, permettono di scambiare informazioni, delegare compiti e condividere progetti. Quasi tutte le compagnie “Data Masters” infatti hanno creato sistemi di API che permettono ai partner esterni di accedere ai dati proprietari.

Infine, il rapporto offre quattro consigli pratici per le aziende che ambiscono a diventare “Data Masters”: costruire un’infrastruttura che permetta di mettere in pratica rapidamente gli insight ottenuti tramite l’analisi dei dati; stabilire un modello operativo adeguato per scalare i casi d’uso assicurativi basati sui dati; incentivare l’adozione di una forte cultura aziendale basata sui fatti, e infine lavorare su un ecosistema di open-data che favorisca lo scambio di informazioni.

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